Crisi e ristorazione d’eccellenza. Due parole che nella stessa frase sembrano non poter convivere, in quanto, una logica semplice, fa pensare che in tempi di ristrettezze la clientela non può permettersi di spendere cifre esose e, dunque, a farne le spese per primi sono i locali di fascia alta.

Come risponde alla crisi dei consumi la ristorazione top?

Risponde sicuramente senza abbassare la qualità delle materie prime e della cucina. Piuttosto riformula il menu e crea nuove proposte: un bell’antipasto che soddisfi l’intero pranzo e bottiglie di vino da 375 cc, come succede al ristorante "Da Nadia" a Castrezzato. Diminuiscono le frequentazioni dei clienti abituali al Capriccio di Manerba, che passano da tre consumazioni a settimana a una sola, ma non per questo il locale rinuncia alle migliori materie prime e alla cura del piatto.

La titolare propone un menù ad hoc di 60 euro a persona dall`antipasto al dolce con piatti “meno costosi" ma di assoluta qualità.

Piatti più economici, quindi. Un altro esempio? Niente più astici, che costano troppo, ma sicuramente altre pietanze ugualmente squisite.

Al Due Colombe di Corte Franca, ancora, si propone oltre a caviale e foie gras, una cucina più legata al territorio, con materie prime meno care, ma ottime, fresche, gustose. Insomma, la cucina top guarda un po’ più in basso, ma sempre mantenendo altissima l’attenzione sui prodotti e sulla capacità di fare degli ingredienti capolavori per il palato. Così la ristorazione di alta fascia veleggia fra la crisi, con un buon risultato: riscoprire ingredienti prima meno considerati.